
Il castello di carte è caduto. Era solo questione di tempo prima che il calderone ribollente di partiti, partitini e liste civiche, che compongono la maggioranza, traboccasse fuori. Eppure di segnali ne sono stati inviati tanti. Sembra solo ieri quando i “magnifici cinque”, i “dissidenti” del PUC, minacciarono di far cadere la Giunta. Spariti dalla scena appena uno di loro è finito a fare l’assessore. Un fuoco di paglia evidentemente rimasto acceso fino a quando la situazione non è implosa. Messo alle strette sul caso Marongiu, che si è visto costretto a dare le dimissioni onde evitare la sfiducia, il Sindaco, circondato e messo all'angolo dai suoi stessi cortigiani, ha azzerato la Giunta e mandato tutti a casa.
Almeno fino al 23 Ottobre, data nella quale verrà resa pubblica la rosa di nomi del nuovo esecutivo. Il quadro non è ben chiaro: se da una parte l’intenzione di Dessì è quella di liberarsi dei ribelli della sua stessa coalizione, dall’altra dovrà condividere una fetta della torta anche con la minoranza, eletta con una manciata di voti, ma abbastanza “forte” da riuscire a conquistare nel tempo una commissione (bilancio e programmazione) ed ora, a quanto si dice nei corridoi, anche una poltrona da assessore. Una sorta di ricatto per non portare Capoterra ad elezioni anticipate? Chissà, magari al Sindaco converrebbe più riandare al voto, circondarsi di persone leali e riconquistarsi la fiducia dei cittadini piuttosto che scendere a patti con la minoranza.
Tra i papabili Pino Dessì e Gigi Frau, quest’ultimo già presidente della III° commissione consigliare. Una sorta di “larghe intese” in stile Renzi ma in scala ridotta. Capace, comunque, di alimentare ulteriormente i malumori sia all’interno della coalizione del Sindaco e sia tra i tanti cittadini esasperati dalla staticità di questa amministrazione, più attenta a sistemare il proprio sedere su una comoda poltrona piuttosto che risolvere quelli che sono i problemi di una cittadina di 23mila abitanti.
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