La chiamano di "servizio" ma raccoglierà fino a quasi due milioni di metri cubi di rifiuti. È la nuova discarica che sorgerà tra il carcere di Uta e la Dorsale Consortile e in questi giorni sta facendo parlare di sé. Presentato il progetto al pubblico, nella sala del Cacip, i cittadini hanno subito manifestato il loro dissenso, a differenza dei sindaci interessati, i quali, al contrario, hanno accolto positivamente la realizzazione di questa discarica ovvero passivamente. Oltre alle ceneri dell'inceneritore, la discarica accoglierà rifiuti speciali (non si sa quali) e la frazione di secco. Quest'ultimo verrà setacciato e inviata all'inceneritore, il resto dovrebbe restare lì. Non solo ceneri, come si è pensato fin da subito, ma sarà usato come sito di stoccaggio provvisorio durante le normali operazioni di manutenzione dei forni dell'inceneritore, per buona pace delle falde acquifere e dei campi circostanti adibiti a pascolo.
Il tutto, ha sottolineato il presidente del Cacip, Mattana, affinché i costi di gestione siano ridotti e anche la tassa per i cittadini subisca un abbattimento. Dunque, ancora una volta, la politica, quella che dovrebbe tutelare la salute dei cittadini, si schiera dalla parte degli interessi di comodo, barattando il futuro delle nostre generazioni con utopistici sgravi alle bollette della TARI. Come dimenticare il caso del "tesoretto". Non per essere pessimisti, ma la storia ci ha insegnato che lamentarsi e protestare non serve a nulla quando la politica ha già preso una posizione chiara. Siamo convinti che la discarica verrà fatta in nome di posti di lavoro e di 10 euro di sconto sulla bolletta (per i cittadini di Uta). Noi, come al solito, abbaiamo ma poi scodinzoliamo e mangiamo il biscottino. Sia chiaro, da qualche parte i rifiuti dovranno essere stoccati. Non possiamo avere la presunzione di rinfilarli a qualcun altro come fece Napoli. Ma nel 2015, con i posti di lavoro che scarseggiano, realizzare importanti impianti di riciclaggio e conversione sarebbe il minimo. Invece si continua a investire in inceneritori, dalle cui ciminiere nessuno è in grado di precisare cosa esca fuori, e discariche immense a pochi passi dai centri abitati.